Quasi ogni settimana di calcio che Dio manda in terra, io invio un sms lapidario a Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus e persona squisitissima. Dopo pochi minuti lui mi risponde.
Lunedì sera, e dopo aver saputo che Claudio Ranieri non era più l'allenatore della Juve, gliene ho mandato uno così:"Non sono d'accordo". Dopo due minuti è arrivata la sua risposta, e cioè che a conclusione della sciagurata partita della Juve contro l'Atalanta le facce dei giocatori juventini, laggiù negli spogliatoi, la prospettiva del quarto posto ce l'avevano stampata addosso.
Stampata in faccia la prospettiva della sconfitta, il panico, la dismissione nervosa. Il quarto posto nel torneo significa mettere a grave rischio la qualificazione in Champions, significare fare vacanze più brevi e dunque crollare dalla stanchezza a due terzi del torneo (com'è avvenuto quest'anno).
Significa mettere a rischio 15-20 milioni di euro di incassi, e questo in una società che sacrosantemente bada ogni volta a come spende mille euro.
E dunque, tra domenica sera e lunedì mattina, ecco che è arrivata la mossa della disperazione. L'umiliazione di un allenatore che aveva meritato e che è stato eletto a capro espiatorio.
Non sono d'accordo.
"Questa è una Juve che si sta comportando come un Inter qualsiasi" m'ha scritto per sms il romano Stefano Discreti, che è il vero tifoso juventino numero 1 d'Italia per quanto ne sa di calcio e ne ragiona elegantemente.
Per quel che mi riguarda, lo ribadisco a Claudio Ranieri mando uno speciale saluto per quello che ha fatto in casa Juve nel tempo della difficilissima ricostruzione dopo lo tsunami dell'estate 2006.
Non era stata una punizione sportiva nel senso di togliere una singola vittoria, nel senso di punire un episodio e basta così. Era stata una distruzione sistematica e totale.
Cassato il miglior gruppo dirigente della storia del calcio moderno. Costretti alla fuga dalla maglia bianconera i giocatori che avevano partecipato alla finale della Coppa del Mondo del 2006.
Una società che s'era trovata con un budget ai limiti dell'abisso e che non poteva dire di no a un giocatore nomade e mercenario come Ibra che se ne voleva andare a raccogliere più gloria e più soldi altrove.
Peggio di tutto, una proprietà che non aveva difeso neppure con una parola la sua storia e le sue vittorie, e dunque una società che manifestava di avere una forza politica zero e che come tale ne sarebbe stata trattata e ne è trattata, fino all'offesa di dover giocare a porte chiuse perchè il suo pubblico s'era prodotto in grida belluine contro Mario Balotelli. Grida belluine certo, come se ne sentono negli stadi in tutta Italia. E allora quella volta che il pubblico udinese gridò un "Devi Morire" ad Alex Del Piero che stava uscendo in barella, che provvedimenti bisognava prendere contro quelle bestie?
La Juve che si comporta come una provinciale da due soldi, quelle società che un milione di volte abbiamo irriso perchè congedavano i loro mister a poche giornate dalla fine. E' successo anche questo, purtroppo. Anche questo.
E adesso c'è Ciro Ferrara che siede sulla panchina.
Uno dei nostri, uno che la razza juventina ce l'ha stampata in faccia, uno di quelli che ha raccimolato tutti i trofei al tempo delle nostre vittorie. Un Ferrara per due giornate o un Ferrara anche per il futuro?
A dirlo così a me va benissimo che Ciro il Grande resti.
A me va benissimo che si scelga un allenatore giovane e debuttante. Quel che avevano fatto Giampiero Boniperti e Luciano Moggi con il Trap e con Marcello Lippi. Se poi dovesse venire Antonio Conte, va benissimo anche per lui e per le stesse ragioni.
Beninteso nessun mister fa i miracoli. Lippi o Arrigo Sacchi o Fabio Capello hanno vinto con squadre zeppe di campioni, non con Grygera e Poulsen. Non c'è Rambo che tenga contro il fatto che Alex viaggia sui 34 anni abbondanti e l'immenso Pavel Nedved oltre i 36.
La Juve di oggi, Diego compreso, non è una squadra da primati. Roma non si è fatta in un giorno.
Alla Juve di oggi manca tutto, la rosa, un gruppo dirigente esperto e implacabile come lo erano quelli della Triade, i denari da spendere in abbondanza.
Manca la forza politica, che si esprime anche nel poter fare una sfuriata contro un arbitro la cui prestazione è stata al di sotto della decenza.
La forza politica dell'Inter attuale sta anche nel fatto che il suo mister può prendere a pesci in faccia chiunque per poi esser invitato da Piero Chiambretti e fare prestazioni massmediatiche degne di un Walter Chiari. Lo dico con grande ammirazione nei suoi confronti.
E del resto io me le ricordo le prestazioni di Luciano Moggi quando entrava in uno studio televisivo, anna fa, e tutti erano ai suoi piedi al modo di uno zerbino.
Dio quanti anni sono passati.....